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Le strategie di tutela della biodiversità sono molteplici, ma ad oggi sostanzialmente incapaci di invertire il processo di degrado che sta coinvolgendo l’intero pianeta Terra.

Studi recenti dell'Unione Europea mostrano che:

  • l'11% delle aree naturali presenti sulla Terra nel 2000 potrebbe andare perso entro il 2050;
  • circa il 40% dei terreni agricoli esistenti rischia di essere trasformato in terreni destinati all'agricoltura intensiva;

  • il 60% della barriera corallina potrebbe scomparire entro il 2030;

  • in Europa, l'80% degli habitat protetti è a rischio;

  • l'attività umana ha moltiplicato l'estinzione delle specie di 50-1.000 volte negli ultimi 100 anni.

Proprio per questo è necessario il massimo impegno da parte di tutti e su tutti i fronti. Ogni singola persona può e deve fare qualcosa. Avere degli atteggiamenti quotidiani consapevoli, volti per esempio al minimo consumo possibile di energia e di materie prime (quelle che sono all’origine di tutti i “prodotti” di cui ci circondiamo!), adottare insomma uno stile di vita “leggero”, diminuisce la nostra impronta ecologica, ovvero la necessità di territorio dal quale ognuno di noi trae le proprie risorse. Se tutti gli abitanti mondiali  adottassero oggi lo stile di vita degli italiani ci vorrebbero quasi 4 pianeti Terra per sostenere la necessità di risorse causata.

Tuttavia è impensabile credere di poter risolvere la questione ambientale esclusivamente migliorando le abitudini personali. L’impegno civile e politico a sostegno dei gruppi che si spendono per la difesa dell’ambiente è una necessità fondamentale per chi vuole davvero migliorare le cose. Moltissimi comitati, associazioni nazionali o internazionali, organizzazioni e movimenti politici hanno come missione quella di riconciliare l’uomo con la Natura. Ognuno di questi soggetti ha la necessità di aumentare il consenso attorno ai temi per i quali si batte attraverso forme di coinvolgimento rivolte tanto ai cittadini quanto ai governi e alle amministrazioni locali.

La diffusione delle motivazioni di tutela dell’ambiente, tra gli scopi principali del progetto “Guarda che nido”, rimane quindi un punto cardine di qualsiasi politica di difesa della biodiversità.